La Carta di San Michele all'Adige

    La Carta di San Michele all'Adige è un documento che promuove la salvaguardia delle sottospecie di Apis mellifera, insetto pronubo e non addomesticato, che svolge un ruolo fondamentale per la conservazione della biodiversità. Scopri in questo articolo sfide e obiettivi della Carta di San Michele.
    La Carta di San Michele all'Adige

    PROTEGGIAMO LE API

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    Carta di San Michele: la storia

    La Carta di San Michele all’Adige è un documento scritto dai maggiori esponenti del mondo della ricerca scientifica e da studiosi del mondo dell’apicoltura e dell'ambientalismo. L'obiettivo del documento è di lanciare un appello per la tutela della biodiversità delle sottospecie autoctone di "Apis mellifera Linnaeus, 1758" in Italia. A promuovere questo progetto fu Paolo Fontana, naturalista, esperto in entomologia e ricercatore presso la Fondazione Edmund Mach. Proprio qui, nel 2018, venne ufficialmente stilata e firmata la Carta di San Michele all'Adige, per informare le amministrazioni pubbliche sui comportamenti da attuare per far fronte al calo di colonie di apis mellifera e ai conseguenti effetti negativi sulle produzioni agricole, alla luce del fatto che oltre il 75% delle principali colture agrarie dipende dalla loro impollinazione. A seguire, sui siti della Fondazione Edmund Mach e della World Biodiversity Association, fu promossa la sottoscrizione della Carta di San Michele.

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    Gli estensori e firmatari della Carta di San Michele

    All'interno della Carta di San Michele sono riportati tutti gli argomenti scientifici che spiegano qual è la visione del gruppo di lavoro composto da 28 studiosi, tra cui 10 rappresentanti delle principali università italiane - Università degli Studi di Bologna, del Molise, di Napoli Federico II, di Padova, di Palermo, di Perugia, di Pisa, di Sassari, di Torino, di Udine e di Vicenza -, del CREA e Fondazione Edmund Mach, i quali hanno stilato e firmato il documento. La Carta di San Michele all'Adige si configura come un testo puramente scientifico che fa il punto sull'identità genetica delle api.

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    L'obiettivo della Carta di San Michele

    Le api, e in generale gli insetti impollinatori, svolgono un ruolo fondamentale nella riproduzione di molte specie vegetali, grazie al loro lavoro di impollinazione. Tuttavia, si trovano sempre più in pericolo a causa delle conseguenze del cambiamento climatico, della perdita di habitat e di altre molteplici minacce. La Carta di San Michele si propone di comunicare "l’urgenza di accordare un’adeguata protezione faunistica all’ape mellifica (Apis mellifera Linnaeus, 1758) e, in particolar modo, alle sue sottospecie autoctone. Questa specie, pur essendo gestita dagli apicoltori da molti millenni, non può essere considerata un animale domestico e, in quanto insetto pronubo, svolge un ruolo insostituibile per la conservazione della biodiversità e quindi nel mantenimento degli equilibri naturali stessi, senza contare l’impatto sulle produzioni agricole."

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    Ape mellifera non è il contrario di ape selvatica

    La Carta di San Michele dichiara che l'ape mellifera non è mai stata addomesticata. Per domesticazione si intende, il processo con cui una specie animale o vegetale è resa domestica, ovvero "dipendente dalla convivenza con l'uomo e dal controllo delle sue condizioni di alimentazione e di riproduzione da parte di quest'ultimo". Già Plinio il Vecchio si era espresso rispetto al fatto che l'ape mellifera gestita dagli apicoltori non fosse diventata un animale domestico. Ed "è proprio la selvaticità dell’ape mellifica, il suo non essere un animale domestico, il punto di partenza di questo documento." Oggi, quando parliamo di una specie selvatica e della sua tutela, è importante stabilire se si tratta di un organismo autoctono o alloctono. Nel corso del tempo l’ape mellifica ha conquistato un vastissimo areale, diversificandosi in popolazioni identificate come sottospecie, prima su basi morfologiche ed etologiche, e più recentemente mediante studi di biologia molecolare.

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    Ape mellifera e insetti impollinatori come bioindicatori

    La Carta di San Michele all'Adige promuove dunque la salvaguardia delle sottospecie di Apis mellifera, insetto pronubo e non addomesticabile, che svolge un ruolo fondamentale per la conservazione della biodiversità e il mantenimento degli equilibri naturali locali; la limitazione del depauperamento genetico delle api; la tutela della biodiversità vegetale e delle produzioni agricole. In 3Bee stiamo lavorando a una serie di sperimentazioni con la nostra tecnologia Spectrum, che ci permette di contare gli insetti impollinatori e valutarne diversità e abbondanza. In questo modo facciamo ricerca sul campo e monitoriamo l'ape mellifera e gli altri impollinatori con l'obiettivo di ottenere un censimento in tempo reale della biodiversità che ci circonda. L'ape mellifera è infatti un importante bioindicatore ambientale ed è proprio il suo ruolo da sentinella che ci permette di valutare la salubrità degli habitat.

    Di Elena Fraccaro26 luglio 2023
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    Domande Frequenti

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    Che cos'è la Carta di San Michele all'Adige?

    La Carta di San Michele all’Adige è un documento scritto dai maggiori esponenti del mondo della ricerca scientifica e da studiosi del mondo dell’apicoltura e dell'ambientalismo. L'obiettivo del documento è di lanciare un appello per la tutela della biodiversità delle sottospecie autoctone di "Apis mellifera Linnaeus, 1758" in Italia. A promuovere questo progetto fu Paolo Fontana, naturalista, esperto in entomologia e ricercatore presso la Fondazione Edmund Mach. Proprio qui, nel 2018, venne ufficialmente stilata e firmata la Carta di San Michele all'Adige, per informare le amministrazioni pubbliche sui comportamenti da attuare per far fronte al calo di colonie di apis mellifera e ai conseguenti effetti negativi sulle produzioni agricole, alla luce del fatto che oltre il 75% delle principali colture agrarie dipende dalla loro impollinazione. A seguire, sui siti della Fondazione Edmund Mach e della World Biodiversity Association, fu promossa la sottoscrizione della Carta di San Michele.

    Chi sono i firmatari della Carta di San Michele all'Adige?

    All'interno della Carta di San Michele sono riportati tutti gli argomenti scientifici che spiegano qual è la visione del gruppo di lavoro composto da 28 studiosi, tra cui 10 rappresentanti delle università italiane - Università degli Studi di Bologna, del Molise, di Napoli Federico II, di Padova, di Palermo, di Perugia, di Pisa, di Sassari, di Torino, di Udine e di Vincenza -, del CREA e Fondazione Edmund Mach, i quali hanno stilato e firmato il documento. La Carta di San Michele all'Adige si configura come un testo puramente scientifico che fa il punto sull'identità genetica delle api.

    Cosa dichiara la Carta di San Michele?

    La Carta di San Michele dichiara che l'ape mellifera non è mai stata addomesticata. Per domesticazione si intende, il processo con cui una specie animale o vegetale è resa domestica, ovvero "dipendente dalla convivenza con l'uomo e dal controllo delle sue condizioni di alimentazione e di riproduzione da parte di quest'ultimo". Già Plinio il Vecchio si era espresso rispetto al fatto che l'ape mellifera gestita dagli apicoltori non fosse diventata un animale domestico. Ed "è proprio la selvaticità dell’ape mellifica, il suo non essere un animale domestico, il punto di partenza di questo documento." Oggi, quando parliamo di una specie selvatica e della sua tutela, è importante stabilire se si tratta di un organismo autoctono o alloctono. Nel corso del tempo l’ape mellifica ha conquistato un vastissimo areale, diversificandosi in popolazioni identificate come sottospecie, prima su basi morfologiche ed etologiche, e più recentemente mediante studi di biologia molecolare.

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