I Principali Trattamenti Tampone Anti Varroa Per L'Estate

Una delle piaghe che affliggono maggiormente l’apicoltura è sicuramente conosciuta sotto il nome di Varroa Destructor. Questo acaro parassita si nutre dell’emolinfa delle api, infestandole fin da quando sono ancora in fase di sviluppo. Vediamo i principali trattamenti!

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L’importanza della lotta alla Varroa

Sebbene inizialmente fosse un parassita limitato all’area asiatica e all’Apis cerana, ormai si è diffuso ovunque, risparmiando solo l’Australia e pochi altri territori, attaccando anche l’Apis mellifera. Per questo motivo, eseguire i trattamenti adeguati per ridurre l’infestazione di Varroa è fondamentale non solo per garantire la sopravvivenza della propria colonia, ma anche per evitare fenomeni di reinfestazione delle famiglie di apicoltori limitrofi. Ogni apicoltore, dunque, deve conoscere bene come e quando intervenire sui propri alveari per contenere i danni. I trattamenti anti Varroa si eseguono in diversi momenti dell’anno e la loro tipologia si distingue proprio in base alla stagione. D’estate si eseguono i cosiddetti trattamenti tampone, che permettono di eliminare una parte della popolazione di Varroa. In inverno, invece, si effettuano i trattamenti di pulizia, che mirano a eliminare, con varia efficacia, quasi tutta la Varroa.

Biotecniche

Per evitare di trattare l’alveare con sostanze che possano danneggiare api e miele, sono state elaborate alcune tecniche che vanno ad operare direttamente sulla covata. Il metodo più famoso è quello che prevede l’utilizzo del cosiddetto telaino di Campero. Quest’ultimo è suddiviso in tre parti ed è destinato alla costruzione di celle per la covata maschile. La Varroa, infatti, si concentra maggiormente nelle celle maschili dei fuchi. La tripartizione del telaio permette la rimozione ciclica della covata infetta. Altre tecniche, come l’asportazione totale della covata, con conseguente creazione di un nuovo nucleo, e il blocco dell’ovodeposizione della regina, sono tutte procedure che preparano l’alveare a un successivo trattamento. Il metodo del blocco artificiale della covata è uno dei più diffusi. Si procede ingabbiando la regina per un determinato periodo di tempo ( tra i 20 e i 24 giorni), impedendole così di deporre.

L’acido ossalico

L’acido ossalico è un acido organico, consentito anche a chi pratica il biologico, ed è efficace solo sulla Varroa nella sua fase foretica. Non colpisce, dunque, gli acari presenti nelle celle opercolate. Quindi, per poterlo rendere massimamente efficace, bisogna applicarlo quando è in atto il blocco naturale della covata o dopo averla indotta con particolari tecniche, quali l’ingabbiamento della regina o l’asportazione totale della covata con relativa creazione di un nuovo nucleo. Ci sono diverse modalità per somministrarlo: gocciolato, sublimato e nebulizzato.

L’acido formico

Anche l’acido formico è un acido organico utilizzato nei trattamenti, anche estivi, contro la Varroa, ma con le dovute precauzioni. Il punto forte del formico è il fatto che i suoi vapori riescono ad attraversare gli opercoli, andando ad attaccare la Varroa laddove passa gran parte del suo ciclo di vita. La sua efficacia, tuttavia, è incostante, in quanto influenzata dal clima e dalle temperature. Per eseguire un trattamento efficace, queste ultime devono essere comprese tra i 10° e i 29,5° e non in tutte le regioni d’Italia è possibile sempre operare in questo range. Si somministra tramite delle specifiche strisce che permettono l’evaporazione dell’acido formico, diffondendosi in tutto l’alveare. Un’evaporazione troppo veloce, però, può avere effetti negativi sulla famiglia, andando a intaccare la salute delle larve e diminuendo le aspettative di vita di api e fuchi, oltre a minacciare la sopravvivenza della regina.

Utilizzo di acaricidi di sintesi

L’utilizzo di sostanze acaricide sintetiche, a base di Amitraz e Tau-Fluvalinate, presenta alcuni vantaggi, ossia l’azione a lento rilascio e la loro diffusione tramite contatto. Esse, infatti, sono prodotti costituiti da strisce da inserire per un determinato periodo di tempo tra i favi, in modo tale che le api, muovendosi, trasportino la sostanza. Tuttavia, presentano anche svariati aspetti negativi. Hanno infatti un elevato livello di tossicità per le api, sia larve che esemplari adulti. Inoltre, sono state registrate alterazioni del comportamento, accorciamento delle aspettative di vita delle regine, riduzione della fertilità dei fuchi ed effetti neurotossici. A ciò, si aggiunge una progressiva farmaco-resistenza da parte della Varroa, meccanismo non ancora chiaro agli studiosi. Infine, questi sono gli unici tipi di trattamento non permessi in allevamenti di tipo biologico.

Gli oli essenziali

Un metodo molto utilizzato nel periodo estivo è quello che prevede l’utilizzo del timolo tramite evaporazione dello stesso. Si pratica durante la bella stagione perché necessita di alte temperature per consentirne l’evaporazione. Alcuni apicoltori procedono utilizzando i cristalli di timolo in soluzione alcolica, imbevendo delle spugnette o distribuendoli direttamente sui favi. Tuttavia, queste pratiche estremamente economiche hanno anche dei lati negativi, principalmente legati alle variazioni di temperatura. Con temperature molto elevate, infatti, si ha un’evaporazione più veloce, rischiando di disturbare eccessivamente le api, particolarmente infastidite dal suo forte odore. Per questo motivo, sono stati messi in commercio prodotti specifici, che sono tuttavia molto costosi. Si presentano generalmente in tavolette e si consiglia di ripetere le operazioni in modo tale da coprire l’intero ciclo di covata.

Alcuni consigli generali

Nonostante i differenti metodi fra cui si può scegliere per trattare i propri alveari contro la Varroa, ci sono alcuni punti in comune che è bene tener presente. In primis, è sempre necessario controllare, 4/5 giorni dopo il trattamento, il fondo anti Varroa. In questo modo, si può avere un riscontro diretto dell’efficacia del trattamento andando a vedere quanti acari sono caduti e si sono depositati sul fondo. Alcuni consigliano addirittura di applicare uno strato di vaselina sul piattino. In tal modo si impedirebbe alle formiche di portar via la Varroa caduta e inficiare così l’ispezione visiva. Inoltre, è di fondamentale importanza procedere coi trattamenti su tutti gli alveari che costituiscono un apiario e di coordinarsi con gli altri apicoltori del luogo. In questo modo, infatti, si evita di infestarlo nuovamente a causa di famiglie non trattate che rimangono infestate. Infine, è possibile combinare le diverse tecniche.

Tieni sempre sotto controllo i tuoi alveari

Tenere sempre monitorati i propri alveari è un aspetto decisivo per ogni apicoltore, non solo per controllare i livelli di produzione, ma anche per avere sempre un riscontro in tempo reale dello stato di sviluppo e di salute dell’alveare. Avere api forti e in salute significa avere famiglie produttive e in grado di superare non solo la stagione estiva, ma anche di svernare bene e crescere esponenzialmente per arrivare il prima possibile in produzione. Con i sistemi di monitoraggio 3Bee, puoi controllare comodamente dal tuo telefono o dal pc come stanno le tue api, come procede la produzione e se è necessario programmare un’ispezione o un intervento mirato. Scopri anche tu tutte le funzionalità dei nostri sistemi!

Di Elena 3Bee22 giugno 2018Condividi

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