I Trattamenti Autunno-Invernali Anti-Varroa

Prima dell’invernamento delle proprie famiglie, l’apicoltore ha un compito molto importante da svolgere per poter garantire la sopravvivenza delle proprie api all’inverno, ovvero i trattamenti anti-varroa. DIversi da quelli estivi detti “tampone”, questi invernali sono definiti "di pulizia".

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Perché è importante effettuare i trattamenti anti-varroa?

Nella stagione più fredda, la regina interrompe l’ovodeposizione e, contemporaneamente, anche il ciclo di sviluppo della varroa si blocca, andando esso di pari passo con lo sviluppo della covata delle api. La varroa, dunque, si trova tutta in fase foretica e per questo motivo risulta particolarmente suscettibile all’azione degli acaricidi. Per questo motivo agire efficacemente in questo periodo dell’anno è fondamentale per avere poi in primavera delle colonie con un basso tasso di infestazione che possano riprendere senza problemi il loro processo di crescita. Quali sono, tuttavia, le tipologie di trattamento più utilizzate?

L’uso dell’acido ossalico

Uno dei metodi più diffusi è quello che prevede l’impiego dell’acido ossalico, anche perché consentito nel biologico. Affinché sia efficace, deve essere effettuato in assenza di covata in quanto non riesce ad agire sulla varroa protetta dall’opercolo di cera delle cellette di covata. L’apicoltore, in base al tempo e alle sue disponibilità, può optare per la somministrazione tramite gocciolato o sublimato. Entrambi devono essere eseguiti con temperature non troppo rigide. In base al tipo di prodotto che si utilizza, le indicazioni generali suggeriscono di somministrarlo con temperature intorno ai 10°C o superiori.

L’acido ossalico gocciolato

L’acido ossalico gocciolato è di sicuro il metodo più semplice e abbordabile, ma presenta alcune problematiche. Innanzitutto, deve essere eseguito in totale assenza di covata per poter essere efficace. Ciò significa che prima della somministrazione bisogna eseguire un’attenta ispezione ed, eventualmente, eliminare la poca covata che si può trovare. Inoltre, il gocciolato può essere eseguito solo una volta e, quindi, bisogna agire in assoluto rispetto delle tempistiche. Il prodotto più conosciuto e utilizzato è sicuramente l’API-Bioxal. Per la somministrazione del gocciolato, bisogna preparare una soluzione zuccherina in cui disciogliere l’ossalico diidrato. Lo sciroppo 1:1 va preparato disciogliendo lo zucchero in acqua distillata portata a 50°C. Un altro prodotto a base di acido ossalico che può essere somministrato sia come gocciolato che come spruzzato è OXUVAR 5,7%.

L’acido ossalico sublimato

Essendo la somministrazione del gocciolato rigidamente legata alle condizioni meteo e al tempismo con cui si effettua, molti apicoltori preferiscono optare per il sublimato. Questo è più sicuramente più dispendioso, visto la necessità di acquistare l’apparecchiatura specifica e i dispositivi di protezione che l’apicoltore deve obbligatoriamente indossare. Tuttavia, presenta molti lati positivi, tra cui la possibilità di ripeterlo nel tempo fino a ottenere un omogeneo livello di pulizia nell’apiario. Nel caso in cui si rilevasse presenza di covata, si può procedere in diversi modi. Se la covata non è molto estesa, la si può eliminare (sforchettandola o togliendo il favo) e successivamente eseguire il trattamento, debitamente ripetuto dopo 7-10 giorni. Se, invece, la covata fosse più sviluppata, si possono eseguire 3 trattamenti conseguitivi di sublimato, sempre a distanza di 7-10 giorni l’uno dall’altro. Ripetere il trattamento 3 volte.

Somministrazione

Per il sublimato è necessario acquistare un apposito sublimatore, dotato di resistenza elettrica. Dopo aver versato l’ossalico sul dispositivo spento, esso deve essere introdotto dall’apertura anteriore dell’arnia, facendo attenzione a non toccare i favi. Successivamente, devono essere chiuse tutte le uscite per evitare la dispersione dei fumi. Il dispositivo deve essere messo in funzione per 3 minuti e l’apertura di volo può essere ripristinata non prima di 10 minuti dalla fine del trattamento. Dopo aver terminato il trattamento, si può raffreddare e pulire il sublimatore con semplice acqua potabile.

Acaricidi di sintesi

L’altra strada che si può percorrere, se non si vuole utilizzare l’ossalico o se non si pratica il biologico, è quella di ricorrere ad acaricidi di sintesi. Quelli più usati sono a base di Amitraz e sono l’Apivar e l’Apitraz. Anche in questo caso, tuttavia, l’utilizzo in assenza di covata risulta più efficace. Secondo le indicazioni fornite dall’IZS delle Venezie, l’Apivar va impiegato a fine estate, posizionando le due strisce di prodotto nell’alveare per 42 giorni e poi rimuoverle. L’Apivar viene impiegato anche in autunno più inoltrato, tenendolo all’interno dell’alveare per un periodo più lungo ed eventualmente spostando le strisce seguendo i movimenti del glomere. Si procede appendendo due strisce di Apitraz a due favi di scorte, dove c’è più passaggio di api, per poi rimuoverle dopo 6 settimane.

Altri prodotti

Infine, viene indicato anche un altro prodotto, il Varromed, composto sia da acido ossalico che da formico. Per questo motivo, viene ritenuto efficace anche in presenza di covata. Il dosaggio del prodotto è strettamente legato al numero di api presenti nell’alveare. Questo trattamento può necessitare di diverse applicazioni, da eseguire a distanza di 6 giorni l’una dall’altra, in base alla differente caduta di varroa sul fondo. Il prodotto deve essere somministrato nel tardo pomeriggio-sera, quando le api diminuiscono la loro attività di volo. Prima della sua distribuzione, è importante riscaldarlo a 25-35° e poi agitarlo bene.

Trattamenti in assenza di blocco naturale della covata

Può succedere, però, che in zone con clima particolarmente mite non si verifichi un naturale blocco di covata. Cosa si può fare allora in questi casi? Ovviamente si deve procedere come si fa in estate, ovvero adottando biotecniche che portino a un blocco artificiale della covata. Si può procedere recludendo la regina in una gabbia (tipo gabbietta cinese) oppure isolando l’intero favo su cui è presente la regina, per poi liberarla dopo circa 21 giorni quando tutte le pupe saranno sfarfallate. In quel momento, si somministra l’ossalico gocciolato e poi, dopo qualche giorno, si può ripetere il trattamento con il sublimato. Se la covata non è particolarmente estesa, si può anche optare per l’asportazione totale della covata stessa e il successivo trattamento con ossalico.

Linee guida generali

È importantissimo seguire le istruzioni per la corretta somministrazione dei trattamenti. Un dosaggio sbagliato o una somministrazione scorretta può portare più danni che benefici, quali la morte stessa delle api o la totale inefficacia del trattamento con tanto di reinfestazione degli apiari limitrofi. È buona pratica trattare uno stesso apiario, che generalmente presenta un omogeneo tasso di infestazione, nello stesso momento. In ultimo, ma non per importanza, bisogna scegliere le tempistiche più giuste per la somministrazione. Non solo le condizioni meteo devono essere favorevoli, ma bisogna accertarsi che la covata sia totalmente assente o, almeno, il più ridotta possibile. Non sempre si può procedere all’ispezione visiva e per questo motivo l’utilizzo di strumenti di monitoraggio da remoto degli alveari può rivelarsi una carta vincente.

Di Elena 3Bee30 novembre 2018Condividi

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