I Danni Da Agrofarmaci Alle Api

    Il forte legame tra l’ape e l’ambiente ha destato non poche preoccupazioni. Da un lato, le api sono fondamentali per il servizio di impollinazione svolto, dall'altro lato l’esigenza di difesa fitoiatrica delle colture può portare a problemi di mortalità e spopolamento degli alveari.
    I Danni Da Agrofarmaci Alle Api

    PROTEGGIAMO LE API

    Come le api entrano in contatto con le sostanze tossiche

    Le api sono maggiormente esposte alla contaminazione durante le operazioni di bottinamento e di raccolta dell’acqua. Durante queste operazioni, possono entrare in contatto con queste sostanze in modo diretto. Questo avviene quando sorvolano appezzamenti durante un trattamento o bottinano fioriture spontanee sottostanti o limitrofe alla coltura trattata. Possono però entrarvi in contatto anche indirettamente, nutrendosi di nettare e polline contaminato e nutrendo a loro volta la covata. Progetti di monitoraggio come BeeNet hanno riscontrato una forte contaminazione del polline raccolto dalle api. Più del 50% dei campioni di polline prelevati dagli alveari campione contiene almeno un principio attivo utilizzato in agricoltura. Studi hanno infatti confermato la presenza, a basse concentrazioni, di fitofarmaci nel nettare e nel polline di piante trattate con prodotti sistemici.

    Valutare gli effetti negativi sull’alveare

    Valutare gli effetti di un certo fitofarmaco sull’alveare può essere molto difficile. Non è infatti sufficiente stabilire il livello di mortalità diretta, ma è sempre necessario analizzare gli effetti sub-letali di un certo prodotto che possono comunque portare alla perdita della colonia. Dosi sub-letali, infatti, possono essere responsabili del declino dei comportamenti sociali. Questo comporta alterazioni del sistema di comunicazione e dell’orientamento, di effetti sulla regina come scarsa deposizione e riduzione della “qualità” della covata e delle future api adulte.

    I periodi di maggiore rischio

    Il sospetto di avvelenamento da prodotti fitosanitari in vicinanza di aree coltivate è maggiore in alcuni periodi dell’anno corrispondenti ai principali periodi di difesa fitoiatrica delle colture. In generale, gli avvelenamenti possono avvenire in primavera per la semina del mais con semi conciati, in concomitanza con trattamenti pre e post fiorali nei frutteti. Nello stesso periodo si effettuano anche trattamenti in fertirrigazione su melone e anguria. In estate, invece, problemi posso sorgere per i trattamenti obbligatori contro la cicalina delle viti e in corrispondenza a trattamenti contro la zanzara. Anticrittogamici e diserbanti sono invece probabilmente meno nocivi per le api. Da alcuni studi sembra però che possano provocare effetti sub-letali come malformazioni e alterazioni della metamorfosi su stadi giovanili.

    Cosa succede dopo un episodio di avvelenamento?

    A seguito di un avvelenamento si può osservare un indebolimento più o meno improvviso dell’alveare. Lo spopolamento è molto rapido se la covata viene nutrita con alimenti contaminati appena raccolti. È invece più lenta qualora il polline venga immagazzinato. Alte concentrazioni di agrofarmaci possono essere responsabili di numerose api morte, moribonde, poco vitali o con sintomatologia nervosa davanti alla colonia. Spesso gli alveari più popolosi e forti subiscono danni più consistenti rispetto alle famiglie deboli. La regina nel caso di avvelenamento grave può smettere inoltre di ovodeporrere. La presenza di un’alta infestazione di varroa o di altre patologie come il Nosema può rendere le api più suscettibili ai principi tossici contribuendo alla perdita della famiglia.

    Cosa fare per arginare i danni da agrofarmaci alle api?

    Ad oggi per le api non esistono né antidoti né possibilità di cura per l’avvelenamento da agrofarmaci. Importante è cercare di mantenere gli alveari colpiti vigorosi cambiando la regina se si nota una diminuzione della deposizione. Nel caso di uno spopolamento lento e progressivo, indice di una contaminazione del polline e nettare immagazzinato, è bene sostituire i favi e procedere con un’alimentazione zuccherina e proteica. Al persistere del problema spostare l’apiario può essere l’unica soluzione.

    Necessità di denuncia dell’avvelenamento

    Fondamentale è denunciare il prima possibile il fenomeno all’ASL competente che effettuerà analisi che provino la presenza di principi attivi nelle api. Nel caso in cui l’avvelenamento venga confermato dalle analisi, il servizio Fitosanitario Regionale procederà, direttamente o tramite i Servizi Provinciali Agricoltura, all’accertamento di violazione. Questo avviene mediante sopralluogo presso le aziende agricole che presumibilmente hanno originato il danno con l’uso di trattamenti antiparassitari irregolari. L’ispezione può comportare anche con prelievi di materiale vegetale. L’apicoltore è quindi soggetto, previo accertamento della violazione, al risarcimento dei danni come dichiarato dall’articolo 2050 del Codice Civile.

    Dialogo fra apicoltori e agricoltori

    Il dialogo tra apicoltore e agricoltore assume un ruolo chiave nella prevenzione di questi fenomeni. Oltre all’uso corretto degli agrofarmaci e al rispetto delle rigorose norme per eseguire trattamenti fitosanitari, è importante che l’agricoltore informi gli apicoltori riguardo ai trattamenti previsti. In questo modo l’apiario può essere spostato a debita distanza per preservare la salute colonie. Per limitare i danni anche le aziende farmaceutiche dovrebbero impegnarsi maggiormente nello sviluppo di fitofarmaci a bassa tossicità. Questo problema viene infatti molto spesso ignorato nonostante la sua gravità. Attualmente, una delle accortezze che ogni apicoltore dovrebbe mettere in pratica è quella della scelta della giusta postazione per i propri apiari. Optare per luoghi incontaminati, lontani da fonti di inquinamento e da colture, soprattutto quelle intensive, è la soluzione migliore. Questo permette di proteggere maggiormente le proprie api ed evitare episodi di avvelenamento.

    Di Elena Fraccaro1 ottobre 2021
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