Cosa si aspetta 3Bee dalla Cop15?

Il Canada ospita la 15a edizione della Convenzione sulla Diversità Biologica (COP15). L’ONU si impegna a tutelare la biodiversità da decenni, ma il poco spazio che le è stato dedicato durante la COP27 e il precedente fallimento del Piano 2011-2020 minacciano il futuro del nuovo accordo.
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farfalla

Cosa si intende per biodiversità?

Si sente molto parlare di biodiversità. Ma quanti ne conoscono il vero significato? Dal Greco “bios” vita e dal latino “diversitas” varietà o diversità, la biodiversità è un termine coniato nel 1988 dallo scienziato Edward O. Wilson, il “padre della biodiversità”, famoso per aver scoperto centinaia di nuove specie viventi. Diversi anni più tardi, la Convenzione ONU sulla Diversità Biologica (o CBD) ha definito la biodiversità come la ricchezza di vita sulla terra, ovvero la varietà e variabilità degli organismi viventi e degli ecosistemi in cui essi vivono. La CBD è uno dei principali accordi sottoscritti dai 193 paesi che, nel ‘92, si sono riuniti a Rio de Janeiro per la prima conferenza mondiale su ambiente e sviluppo sostenibile. La CBD persegue tre obiettivi: conservazione della biodiversità, uso sostenibile della biodiversità e giusta ed equa ripartizione dei benefici derivanti dall'utilizzo delle risorse genetiche. In altre parole, è un accordo per un futuro più sostenibile.

ape morta su fiore

Quali sono le premesse e gli obiettivi della COP15?

L'organo che governa la CBD è la Conferenza delle Parti (o COP). Le COP del 2022 sono tre: la COP15 per la Biodiversità, la COP27 per i Cambiamenti Climatici e la COP19 per la Fauna Selvatica. I numeri accanto alla sigla COP indicano quante volte le parti (i paesi firmatari degli accordi) si sono incontrate. Dopo alcuni rinvii a causa della pandemia, la prima parte della COP15 si è tenuta online nel 2021. La seconda parte si terrà a Montreal (Canada) tra qualche settimana. L’intento è definire e approvare il Quadro Globale per la Biodiversità post-2020. Nel 2020 è, infatti, scaduto il Piano Strategico per la Biodiversità 2011-2020 approvato dalla COP10. Il Piano prevedeva 20 obiettivi – o Aichi Biodiversity Targets – per arrestare la perdita di biodiversità e garantire ecosistemi resilienti entro il 2020. Dal Report pubblicato dall’ONU risulta che nessuno dei 20 obiettivi è stato pienamente raggiunto. La COP15 dovrà, perciò, prendere le mosse dai molti fallimenti del Piano 2010-2020.

ape su fiore bianco

La COP15 e il futuro della biodiversità: cosa aspettarsi?

Come detto, la COP15 di Montreal è l’ultima tappa di un percorso iniziato nel 2021 e proseguito con due sessioni di lavoro intermedie. Queste tre tranche hanno posto le fondamenta del nuovo Quadro Globale per la Biodiversità post-2020. Sebbene la versione finale verrà pubblicata dopo la chiusura dei lavori della Conferenza, è stata già resa disponibile una bozza dell’accordo che l’ONU dovrebbe sottoscrivere tra meno di un mese. A grandi linee, sappiamo cosa possiamo aspettarci. Innanzitutto, le Nazioni Unite vogliono impegnarsi a rispettare gli accordi già in vigore per fermare e invertire, o almeno arginare, la perdita di biodiversità. L’accordo sarà poi diviso in obiettivi di lungo termine da completare entro il 2050 e traguardi a medio termine da raggiungere entro il 2030. Tra l’altro, si prevede di proteggere e migliorare l'integrità di tutti gli ecosistemi, di ridurre la percentuale di specie minacciate di estinzione e di mantenere o potenziare la diversità genetica.

terra secca

Le promesse verranno mantenute?

La COP15 raccoglierà un’eredità molto pesante che non fa ben sperare. Da un lato, ci sono gli obiettivi del Piano 2011-2020 che non sono stati raggiunti. Dall’altro, c’è l’esito deludente della COP27 che si è conclusa poche settimane fa in Egitto. In quell’occasione i leader mondiali hanno dedicato un’intera giornata a discutere di tutela della biodiversità. Ma il tutto si è concluso in un nulla di fatto. Un vero peccato, le premesse c’erano tutte. Come sappiamo, l’importanza della biodiversità per l’umanità è stata ampiamente dimostrata. Se non agiamo adesso, dovremo presto fronteggiare l’insicurezza alimentare ed energetica, saremo più vulnerabili ai disastri naturali e il nostro livello di salute diminuirà sempre di più. La COP27 era l’occasione ideale per gettare delle basi concrete per la difesa della biodiversità da cui ripartire durante la COP15. Che dire, è stata decisamente un’occasione d’oro sprecata. Ci aspettiamo che a Montreal le Nazioni Unite prendano una posizione ferma.

ape con girasole

Le api e le conseguenze della perdita di biodiversità

La nostra sopravvivenza dipende dalla biodiversità. Eppure sono proprio le attività antropiche (uso di agrofarmaci, deforestazione, urbanizzazione ecc.) a compromettere la salute degli ecosistemi. La Wildlife Conservation Society stima che gli impatti umani siano cresciuti più velocemente negli ultimi anni che in qualsiasi altro momento nei precedenti 12.000 anni. Tra le specie più minacciate ci sono le api e gli impollinatori. Oltre un terzo degli alimenti ad uso umano non esisterebbe senza gli impollinatori (api, farfalle e mosche etc). In particolare le api sono responsabili del 75% delle colture a scopo alimentare e del 90% delle piante selvatiche. Non possiamo correre il rischio di perderle. È il momento che i governi ne prendano atto e che si impegnino seriamente ad intraprendere delle azioni decisive. Ci auguriamo che la COP15 sia solo l’inizio di un cammino verso un futuro più sostenibile.

Le aspettative di 3Bee

La missione di 3Bee è proteggere e rigenerare la biodiversità attraverso l’aiuto della tecnologia. È importante comprendere come gli ecosistemi siano tutti interconnessi. Niccolò Calandri, CEO di 3Bee, ha condiviso la visione del team e le sue riflessioni intorno a questo delicato tema e fondamentale appuntamento politico internazionale: “La COP15 avrà l'importante obiettivo di definire le linee guida per la tutela della biodiversità. Attualmente le piantumazioni e le politiche di generazione di Co2 hanno creato il mercato del pesce e dell'ambiguità. Servono regole precise per evitare che le aziende inciampino in comunicazioni di greenwashing sulla protezione della biodiversità e sui crediti di carbonio (come succede ora in una % troppo elevata di casi).”

Di Elena 3Bee13 dicembre 2022Condividi
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