Impollinatori alieni: perché minacciano gli ecosistemi?
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    Impollinatori alieni: perché minacciano gli ecosistemi?

    Gli insetti alieni non provengono da altri pianeti, ma da altri luoghi della Terra e, da un punto di vista ecologico, sono paragonabili agli alieni. In questo articolo parliamo di cosa siano, quali siano i più diffusi e scopriremo come possiamo aiutare gli impollinatori grazie ai progetti di 3Bee.

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    14/08/2023Di Niccolò Patelli
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    Insetti alieni: cosa sono

    Leggendo “alieni” molti avranno pensato a E.T. l’extraterrestre o agli spaventosi Xenomorfi di Alien. Seppur il secondo caso sia basato effettivamente su alcuni insetti, in realtà parliamo di insetti normali inseriti in un ambiente diverso, talvolta lontano, dal loro areale (cioè la loro zona di origine). Inoltre, di “alieni” non esistono solo gli insetti, in quanto qualsiasi fungo, animale o pianta che, in seguito all’azione dell’uomo, viene inserito in un nuovo ecosistema si definisce alieno o alloctono, termine più corretto dal punto di vista scientifico. Un organismo nativo di un certo areale in quel medesimo areale si definisce invece autoctono. Infine, quando un animale espande il proprio areale in maniera autonoma non viene definito alieno o alloctono, come il caso di Vespa orientalis o lo sciacallo dorato in Italia.

    sciacallo dorato Italia

    Perché gli insetti alieni minacciano l'ambiente

    Quando l’uomo introduce, consapevolmente o no, un organismo alieno in un nuovo areale, esso causa uno squilibrio che può essere più o meno importante. In alcuni casi è limitato, in quanto la specie può inserirsi senza arrecare eccessivo danno, magari in una nicchia ecologica non occupata da specie autoctone in questo nuovo areale o semplicemente non competendo in maniera eccessiva. In altri casi, una specie può adattarsi così bene al nuovo ecosistema da causare danni enormi: per tale motivo si definisce “invasiva”. Il danno può essere di vario tipo, tra cui danni in agricoltura o altre piante coltivate (come la cimice asiatica o il punteruolo rosso), danno diretto all’uomo (ad esempio la zanzara tigre) o competizione con le specie native.

    farfalla

    Impatti sulla biodiversità e i servizi ecosistemici

    Dal punto di vista ambientale, la competizione tra specie aliene e specie autoctone è il problema più grande. In passato l’introduzione di specie alloctone ha causato addirittura l’estinzione di specie locali e tutti conosciamo il caso del Dodo, estintosi principalmente a causa dell’introduzione dei ratti che predavano uova e pulli. Questo non accade esclusivamente in luoghi esotici e remoti, ma può potenzialmente accadere anche in ecosistemi vicini o come lo stesso in cui viviamo. È anche vero che è difficile che qui si possa portare così facilmente all’estinzione una specie, ma va tenuto conto anche del potenziale effetto sui servizi ecosistemici, cioè una serie di benefici che l’ambiente fornisce all’uomo. Tra questi servizi c’è anche l’impollinazione, senza cui la maggioranza delle specie vegetali sulla terra rischierebbe di scomparire. Per preservare gli impollinatori autoctoni, 3Bee ha lanciato il progetto Oasi della Biodiversità.

    api biodiversità

    Impollinatori alieni VS fitofagi alieni

    È facile e immediato valutare l’impatto di un fitofago alloctono, perché si nutrirà e quindi debiliterà o ucciderà un certo numero di piante. Prendiamo la cimice cinese, Halyomorpha halys: si nutre di un’enorme varietà di specie e, soprattutto per quel che riguarda i danni in agricoltura, è facile capire quanto sia invasiva perché causa danni per centinaia di milioni di euro ogni anno. Comprendere il danno che può fare un impollinatore alieno è più complesso. Un impollinatore difficilmente causerà un danno alla produzione, perché appunto provvederà al servizio ecosistemico dell’impollinazione, ma può competere direttamente con una specie autoctona e contribuire in maniera significativa al calo in numeri di quest’ultima. Perché è un problema? Perché potrebbe avere dei gusti diversi, cioè preferire determinate piante rispetto ad altre, quindi, alla lunga, questa situazione potrebbe favorire alcune piante e sfavorirne altre. Vediamo di seguito alcuni esempi.

    cimice cinese

    Megachile sculpturalis

    Come fa un impollinatore alieno a competere con gli impollinatori autoctoni? Per capirlo, parliamo di questa specie proveniente da Giappone e Sud-Est Asiatico. È un’ape piuttosto grossa, supera 2-2,5 cm, è di colore scuro con una peluria beige sul pronoto. È arrivata in Italia nel 2009 e ormai è diffusa in buona parte del territorio. Viene chiamata ape resinosa perché nei mesi estivi depone le uova in cavità di circa 1 cm, che poi riempie di polline e sigilla utilizzando la resina delle piante. Non compete per il cibo con le specie autoctone, ma quando depone le uova: anche le specie nostrane (Megachile, Osmia e altri) in primavera depongono le uova in piccole cavità sigillate, settimane prima di M. sculpturalis. Quando questa trova le cavità occupate, tende a distruggere i nidi già costruiti per costruire i propri, o se non li distrugge tende a tapparne l’uscita, intrappolando le altre specie. Questa competizione può indebolire le popolazioni di impollinatori autoctoni.

    Megachile sculpturalis

    Cacyreus marshalli

    Questa piccola farfalla della famiglia dei Lycaenidae è stata importata insieme ad alcuni gerani dal Sudafrica ed è stata ritrovata a Roma già nel 1996. Come tutti i lepidotteri, da larva si nutre di foglie e da adulto si nutre del nettare dei fiori. In questo caso, le larve scavano delle gallerie nutrendosi dei fusti di geranio, coltivato o selvatico. È un problema come fitofago, in quanto se non controllato è in grado di decimare le coltivazioni di Pelargonium, il geranio coltivato, ma visto che si nutre anche di quello selvatico rischia di entrare in competizione con altre specie di lepidottero che si nutrono di questa pianta.

    Cacyreus marshalli

    Vespa velutina

    Non è un impollinatore, ma bisogna parlare di Vespa velutina, una specie proveniente dal Sud-Est asiatico, chiamata talvolta calabrone asiatico, da non confondersi con Vespa mandarinia, finora mai ritrovata in Europa. Il genere è lo stesso del nostro calabrone (Vespa crabro), poco più grande e dalle abitudini totalmente diverse. V. velutina si nutre principalmente di Apis mellifera, l’ape da miele: dal 2012, anno di ritrovamento in Italia, decine di nidi di V. velutina vengono distrutti ogni anno per poter allevare api da miele. È un predatore estremamente vorace ed efficace che causa seri danni alle colonie allevate e contro cui le nostre api non hanno difese. Le specie native del sud-est asiatico hanno evoluto e adottato comportamenti tali da proteggersi efficacemente dai loro attacchi, ma da noi questo non avviene. Il loro, quindi, è un danno economico diretto all’apicoltura, ma anche un danno ecologico in quanto può ridurre di molto il servizio ecosistemico di impollinazione.

    vespa velutina

    Da autoctona ad alloctona

    Gli ecosistemi sono in equilibrio delicato e a volte precario e quando introduciamo appositamente o inavvertitamente specie in altri areali rischiamo di compromettere seriamente intere zone del mondo. Siamo abituati a pensare alle specie aliene solo quando una specie viene introdotta in Italia, ma cosa succede quando sono le specie nostrane ad essere introdotte in altri areali? Se la specie diventa invasiva causa un importante danno ecologico, se non fermata in tempo. Prendiamo il caso dei bombi, in particolare Bombus terrestris. Nel 1992 sono stati accidentalmente introdotti in Tasmania e hanno colonizzato l’intera isola. In questo caso, la competizione con gli impollinatori locali è contenuta, in quanto i bombi prediligono generalmente le piante coltivate. Se lasciati indisturbati, però, contribuiscono all’espansione di piante anch’esse invasive, potenzialmente tossiche per altri animali selvatici, minacciando la stabilità di un ecosistema fragile e delicato come quello australiano.

    bombo

    Un caso particolare: Apis mellifera

    L'Apis mellifera è un insetto appartenente all’ordine degli imenotteri, superfamiglia Apoidea, famiglia Apidea e genere Apis, che include altre tre specie di api da miele: l'Apis Cerana, l'Apis Dorsata e l'Apis Florea. Di queste, A. mellifera è la più docile e più produttiva. Quello che pochi sanno è che l'Apis mellifera, pur essendo gestita dagli apicoltori da molti millenni, non può essere considerata un animale domestico e, in quanto insetto pronubo, svolge un ruolo insostituibile per la conservazione della biodiversità, senza contare l’impatto sulle produzioni agricole. Questo è quanto dichiarato nella Carta di San Michele, che promuove la tutela della biodiversità delle sottospecie autoctone di Apis mellifera. Le api mellifere rappresentano un fondamentale bioindicatore ambientale e in 3Bee abbiamo l'obiettivo di monitorarle per ottenere un censimento in tempo reale della biodiversità che ci circonda.

    apis mellifera

    Come proteggere i nostri impollinatori

    Noi uomini abbiamo destabilizzato enormemente la quasi totalità degli ecosistemi sulla terra, introducendo specie aliene e alterando il clima del pianeta. Abbiamo visto in che modo e quanto profondamente si rischia di modificare gli ecosistemi in maniera potenzialmente irreparabile anche solo attraverso l’introduzione di una specie in un nuovo areale. Abbiamo quindi il dovere di proteggere ciò che ci resta. Per esempio, molte specie solitarie autoctone, come le Osmie, hanno necessità facili da soddisfare: a loro serve una zona soleggiata con diverse cavità dove deporranno le uova per poi riempirle con il polline, utile alle larve per nutrirsi. Per aiutarle possiamo costruire una casetta per Osmie o utilizzare quelle che 3Bee produce nell’ambito del progetto Adotta un’Ape gentile Polly, presenti anche all'interno delle Oasi della Biodiversità. Basta poco per fare la nostra piccola ma importantissima parte per il futuro del pianeta.



    Articolo curato da Niccolò Patelli

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    “Voci dalle Oasi”: la playlist di 3Bee per la biodiversità

    In vista della Giornata Mondiale dell’Habitat 2023, 3Bee lancia “Voices from the Oases” (Voci dalle Oasi), la prima ed unica playlist disponibile su Spotify, che suona per la salvaguardia della biodiversità riproducendo i suoni unici degli impollinatori registrati dalla tecnologia proprietaria Spectrum. Il progetto è affiancato da una speciale campagna che 3Bee ha realizzato con il supporto di Metro 5 Milano: nelle stazioni di Milano Porta Garibaldi e Lotto infatti, fino al 15 ottobre 2023, saranno presenti oltre 50 affissioni interamente dedicate agli insetti impollinatori, preziosi custodi della biodiversità. I viaggiatori potranno immergersi in una vera e propria mostra musicale dedicata al tema, che simboleggia un urgente richiamo all'azione per proteggere il nostro fragile ecosistema. La perdita di biodiversità infatti, proprio perché non è monitorata, è un’emergenza urgente da affrontare.

    Voices from the Oases - 3Bee
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