Biodiversità ed ecosistemi in Italia: un equilibrio fragile

    Inquinamento, impatto antropico, specie esotiche e cambiamento climatico minacciano la salute di animali, piante e degli habitat in cui questi vivono. Il programma delle Nazioni Unite entro il 2030 prevede protezione e ripristino. Ma servono azioni puntuali.
    Biodiversità ed ecosistemi in Italia: un equilibrio fragile

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    biodiversità Italia

    Biodiversità in Italia: una ricchezza unica

    Una delle regioni con maggiore biodiversità al mondo. L’Italia conta metà delle specie vegetali e circa un terzo di quelle animali presenti in Europa. La varietà degli habitat della Penisola, per conformazione del territorio, estensione geografica e gradiente altitudinale, è tanto elevata da fornire le condizioni di vita ideali a una biodiversità vastissima. Biodiversità, peraltro, che non include solo i viventi, ma l’insieme delle specie, degli ecosistemi e della variabilità genetica presenti in una determinata area o sul Pianeta.

    estinzione VS evoluzione

    Estinzione VS evoluzione

    La ricchezza, in termini di biodiversità, che vediamo oggi è il risultato di 3,5 miliardi di anni di cambiamento ed evoluzione. Poiché tutto al mondo è interconnesso e la salute di ogni individuo dipende dalla salute dell’ambiente in cui vive e da quella delle altre creature con cui condivide questo ambiente, la stabilità delle diverse popolazioni di ogni specie dipende da un equilibrio delicato. Nella storia, il tasso di formazione di nuove specie è stato più elevato di quello di estinzione. Oggi non si ha compensazione con la generazione di nuove popolazioni e specie e la strada verso l’estinzione è a scorrimento veloce.

    foreste impatto

    Impatto umano sulla biodiversità globale

    Questo lo vediamo, in prospettiva, nell’intero Pianeta. L’uomo usa a suo bisogno le risorse che in natura trova, amministra e gestisce gli spazi che raggiunge con tutti gli esseri viventi e non viventi che li caratterizzano, monitora e manutiene l’ambiente – un tempo selvaggio – fino a farlo diventare paesaggio, un concetto tutto umano, in cui vigono regole estetiche e di qualità che in natura non esistono. Secondo la FAO, negli ultimi 25 anni, in media, è stata registrata una perdita netta pari a 5,2 milioni di ettari l’anno, calcolata come bilancio tra distruzione di foreste esistenti (12 milioni di ettari, tra cui gran parte di foreste primarie) e creazione di nuove foreste.

    Inquinamento e specie aliene: minacce alla biodiversità

    A questo si sommano l’inquinamento, altra causa rilevante nel processo di estinzione delle specie quanto di decadimento degli habitat, e l’introduzione di specie aliene, che entrano in competizione con quelle endemiche mettendone in pericolo la conservazione. Soprattutto, il cambiamento climatico ha un impatto su tutti questi fattori con fenomeni differenti, dall’innalzamento delle temperature e la tropicalizzazione cui tutto il Mediterraneo assiste alla siccità o a piogge ed eventi metereologici estremi.

    habitat Italia

    Conservazione degli habitat in Italia: situazione critica

    In Italia, è l’89 per cento degli habitat di interesse comunitario – terrestri o delle acque interne – a trovarsi in uno stato di conservazione sfavorevole, di cui il 68 è in pericolo e il 35 è in pericolo critico. Il dato più impressionante riguarda l’ecoregione padana, dove il 100 per cento degli ecosistemi è a rischio. Gli habitat marini hanno uno stato di conservazione favorevole nel 63 per cento dei casi e sconosciuto nel restante 37. Occorre un radicale ripensamento delle attività antropiche e dell’uso degli spazi.

    Direttiva UE Habitat

    La Direttiva Habitat dell'UE

    Come riporta l’articolo 11 della Direttiva Habitat dell’Unione Europea, è previsto che gli Stati membri sorveglino lo stato di conservazione di specie e habitat di interesse comunitario su tutto il territorio nazionale per trasmetterlo alla Commissione Europea ogni sei anni tramite la redazione di puntuali Rapporti Nazionali. È del luglio 2021 il Rapporto delle Direttive Habitat e Uccelli, la sintesi più aggiornata e solida sullo stato della natura in Italia. La fotografia mostra uno stato di conservazione sfavorevole nel 63 per cento delle valutazioni effettuate per le specie, nell’81 per cento di quelle relative agli habitat e nel 39 per cento di quelle dell’avifauna.

    conservazione flora fauna

    Stato di conservazione di flora e fauna in Italia

    In condizioni negative sono il 54 per cento della flora terrestre e delle acque interne e il 53 per cento della fauna terrestre e delle acque interne. A questo si somma il 22 per cento delle specie marine. Difficile fare un bilancio dell’avifauna: il 47 per cento delle specie nidificanti mostra un incremento di popolazione o quantomeno una stabilità demografica, ma il 23 per cento delle specie presenta un decremento. Il 37 per cento, poi, è stato inserito nelle principali categorie di rischio di estinzione della Lista Rossa italiana secondo i criteri IUCN.

    vertebrati in Italia

    Vertebrati in Italia: situazione e rischi

    Si può, poi, ragionare in termini di vertebrati e gruppi di vertebrati. Secondo la Lista, lo stato di conservazione dei pesci cartilaginei (squali, razze, chimere) è peggiorato rispetto alla valutazione del 2013 e non sono state portate avanti azioni di tutela di rilievo e anche nel caso dei pesci ossei la situazione si è fatta più grave. Per i rettili, per cui l’Italia è il Paese europeo con la maggior diversità erpetologica, a fronte di 5 specie che si trovano esclusivamente nel nostro paese, 7 sono in pericolo. Tra gli anfibi, 14 specie sono endemiche e unicamente italiane ma ben 8 sono in pericolo. Degli uccelli, il 3,9 per cento delle specie è stato classificato come in pericolo critico (il 2,8 nel 2012), il 9,3 in pericolo e il 14,4 in stato di vulnerabilità.

    Mammiferi italiani: conservazione e rischi

    Particolare è poi la situazione dei mammiferi. Molte specie degli ungulati sono in espansione, da cervo a stambecco a cinghiale, e anche il lupo è passato dalla categoria vulnerabile a specie quasi minacciata da 2013 a 2022. L’orso, d’altra parte, si mantiene tra le specie con massima probabilità di estinzione. Ci sono poi i mammiferi che richiedono esigenze ecologiche molto specifiche come pipistrelli e alcuni roditori che si trovano in stato di conservazione peggiore rispetto a dieci anni fa. I mammiferi marini, infine, sono in condizioni preoccupanti.

    Azioni concrete per contrastare la perdita di biodiversità

    Non più tutela, dunque. Occorrono azioni concrete di ripristino, che consentano di raggiungere gli obiettivi comunitari e frenare la perdita di biodiversità. La XV Conferenza delle Nazioni Unite sulla Biodiversità (COP15) si è conclusa con un accordo storico (il Kunming-Montreal Global Biodiversity Framework) mirato ad arrestare e invertire la tendenza del declino della natura entro il 2030. 196 Paesi hanno siglato l’istituzione di una tabella di marcia che prevede di proteggere il 30% della biodiversità delle terre dei mari entro il 2030. A questo è fondamentale aggiungere azioni concrete locali pensate e gestite dai governi, con politiche a breve e lungo termine. 3Bee si inserisce in questo contesto con il progetto Oasi della Biodiversità, che ha l'obiettivo di realizzare il più grande corridoio ecologico europeo per gli impollinatori.



    Articolo curato da Giorgia Bollati

    Di Elena Fraccaro7 agosto 2023
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    Domande Frequenti

    Hai dei dubbi o altre curiosità su questo articolo? Qui troverai spunti

    Qual è la situazione della biodiversità in Italia?

    L'Italia e una delle regioni con maggiore biodiversità al mondo: conta metà delle specie vegetali e circa un terzo di quelle animali presenti in Europa. La varietà degli habitat della Penisola, per conformazione del territorio, estensione geografica e gradiente altitudinale, è tanto elevata da fornire le condizioni di vita ideali a una biodiversità vastissima. Biodiversità, peraltro, che non include solo i viventi, ma l’insieme delle specie, degli ecosistemi e della variabilità genetica presenti in una determinata area o sul Pianeta.

    Cosa prevede l'articolo 11 della Direttiva Habitat dell'UE?

    L’articolo 11 della Direttiva Habitat dell’Unione Europea prevede che gli Stati membri sorveglino lo stato di conservazione di specie e habitat di interesse comunitario su tutto il territorio nazionale per trasmetterlo alla Commissione Europea ogni sei anni tramite la redazione di puntuali Rapporti Nazionali. È del luglio 2021 il Rapporto delle Direttive Habitat e Uccelli, la sintesi più aggiornata e solida sullo stato della natura in Italia. La fotografia mostra uno stato di conservazione sfavorevole nel 63 per cento delle valutazioni effettuate per le specie, nell’81 per cento di quelle relative agli habitat e nel 39 per cento di quelle dell’avifauna.

    Qual è la situazione dei vertebrati?

    Si può, poi, ragionare in termini di vertebrati e gruppi di vertebrati. Secondo la Lista, lo stato di conservazione dei pesci cartilaginei (squali, razze, chimere) è peggiorato rispetto alla valutazione del 2013 e non sono state portate avanti azioni di tutela di rilievo e anche nel caso dei pesci ossei la situazione si è fatta più grave. Per i rettili, per cui l’Italia è il Paese europeo con la maggior diversità erpetologica, a fronte di 5 specie che si trovano esclusivamente nel nostro paese, 7 sono in pericolo. Tra gli anfibi, 14 specie sono endemiche e unicamente italiane ma ben 8 sono in pericolo. Degli uccelli, il 3,9 per cento delle specie è stato classificato come in pericolo critico (il 2,8 nel 2012), il 9,3 in pericolo e il 14,4 in stato di vulnerabilità.

    Qual è la situazione dei mammiferi?

    Particolare è la situazione dei mammiferi. Molte specie degli ungulati sono in espansione, da cervo a stambecco a cinghiale, e anche il lupo è passato dalla categoria Vulnerabile a specie quasi minacciata da 2013 a 2022. L’orso, d’altra parte, si mantiene tra le specie con massima probabilità di estinzione. Ci sono poi i mammiferi che richiedono esigenze ecologiche molto specifiche come pipistrelli e alcuni roditori che si trovano in stato di conservazione peggiore rispetto a dieci anni fa. I mammiferi marini, infine, sono in condizioni preoccupanti.

    Come si è conclusa la COP15?

    Tenutasi dal 7 al 19 dicembre 2022 a Montreal, la XV Conferenza delle Nazioni Unite sulla Biodiversità (COP15) si è conclusa con un accordo storico (il Kunming-Montreal Global Biodiversity Framework) mirato ad arrestare e invertire la tendenza del declino della natura entro il 2030. 196 Paesi hanno siglato l’istituzione di una tabella di marcia che prevede di proteggere il 30 per cento della biodiversità delle terre e il 30 dei mari entro il 2030. Con attenzione anche per i paesi in via di sviluppo, per cui le Nazioni si sono accordate su un sostegno economico di 30 miliardi di dollari l’anno. A questo, tuttavia, è fondamentale aggiungere azioni concrete locali pensate e gestite dai governi, con politiche a breve e lungo termine. Tutto per trovare nuove strategie di convivenza tra animali selvatici e uomo. In Italia come nel resto del mondo.

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