Alluvione in Emilia Romagna: Il Ruolo della Biodiversità

    Il cambiamento climatico e la crisi della biodiversità sono i fattori che hanno causato una delle alluvioni più devastanti del secolo in Emilia-Romagna. 2 eventi alluvionali si sono susseguiti causando l'inondazione di intere città e paesi.
    Alluvione in Emilia Romagna: Il Ruolo della Biodiversità

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    Lo scenario globale: climate change

    Che il cambiamento climatico sia responsabile di questi eventi è universalmente riconosciuto dalla comunità scientifica internazionale. Le alte e anomale temperature dei primi mesi primaverili, uniti alla totale assenza di piogge che hanno causato siccità e secche dei fiumi negli ultimi 2/3 anni, hanno creato una combinazione devastante. L’evaporazione dell’acqua avviene rapidamente, venti e correnti cambiano e l’annualità delle precipitazioni viene ridotta a pochi eventi ma estremi, come visto in questi giorni. Il clima Europeo si sta avviando verso una tropicalizzazione e possiamo difenderci solo tramite mitigazione e adattamento.

    La geologia

    La vasta regione dell'Emilia Romagna, da Faenza a Cesenatico, da Bologna a Imola, da Rimini a Riccione e Cesena, ha assistito a un'incessante cascata di acqua caduta dal cielo. Situati alla base degli Appennini, questi comuni si trovano in una posizione delicata: un confine naturale tra montagna e pianura, e il punto di confluenza di numerosi fiumi, in diversi casi modificati per mano dell’uomo e, alimentati dalle abbondanti piogge, hanno visto ben 14 di essi esondare. L'acqua, invece di essere drenata verso il mare, si è riversata nella Pianura Padana, trasformandola in un mare interiore. L'alluvione di metà maggio ha quindi sommerso questa vasta pianura alluvionale, causando danni ingenti.

    Ma come si collega tutto ciò alla biodiversità?

    La risposta sta nei terreni e negli ecosistemi naturali. All'inizio di maggio, i terreni si sono saturi d'acqua. Quando è arrivata la pioggia successiva, non avevano più la capacità di assorbirla, lasciando l'acqua a stagnare in superficie. Questo è dovuto in gran parte al fatto che molti di questi terreni sono agricoli, non boscosi. Senza gli ecosistemi forestali, manca una massa significativa di assorbimento dell'acqua. I terreni delle pianure alluvionali, come la Pianura Padana, sono principalmente composti da sabbia e argilla, materiali noti per la loro impermeabilità. Senza alberi ed ecosistemi naturali, non c'è modo di assorbire l'acqua in eccesso.

    Più biodiversità più servizi ecosistemici

    Tra le 4 categorie di servizi ecosistemici identificati, i servizi di regolazione, sono interessati a questa casistica perchè parlano proprio di protezione dal dissesto idrogeologico. La cementificazione e la mancanza di gestione e di manutenzione della vegetazione riparia sono tra le cause riconosciute. Le foreste, intercettando le precipitazioni riducono la quota di acqua che penetra e permane nel suolo, aumentando il flusso che scorre lungo i versanti, erodendo il suolo prima di raggiungere il fiume principale, amplificando gli eventi di piena.

    La vegetazione ripariale

    Duranti eventi estremi come quelli verificatisi nei giorni scorsi, la resistenza delle sponde e degli argini è una componente determinante per prevenire i disastri. Le piante presenti in alveo e lungo gli argini, se gestite correttamente, con sfalci controllati e stagionali a favore della conservazione specie autoctone, in equilibrio con gli habitat che le circondano, garantiscono una protezione dall’erosione, rallentando il flusso d’acqua e prevenendo le esondazioni. Come riconosciuto in ambito scientifico, la vegetazione ripariale offre anche un servizio di fitodepurazione dagli scarti industriali ed agricoli, assorbendo e stoccando i nutrienti di cui hanno bisogno e che rappresentano una minaccia per la salute umana. Infine, una corretta gestione della vegetazione ripariale, garantirebbe la protezione di specie endemiche delle zone umide, ridotte in grande numero a causa di antropizzazione e dello sfruttamento del suolo.

    La necessità di un cambiamento radicale

    L'interconnessione tra il cambiamento climatico, biodiversità e gestione dei terreni, è un ormai un dato di fatto. In vista del cambiamento climatico e delle sue conseguenze, come quelle devastanti dell'alluvione che ha colpito l'Emilia Romagna, si rende sempre più impellente un'azione congiunta e decisa. Siamo chiamati ad un cambio di paradigma: è necessario riconoscerci come parte integrante e custodi dell'ecosistema in cui viviamo. Questo implica una gestione sostenibile dei terreni, la mitigazione dell'effetto delle attività umane sul clima e l'adozione di politiche volte alla conservazione della biodiversità e alla salvaguardia dei servizi ecosistemici. Solo attraverso un approccio integrato, potremo mitigare gli effetti del cambiamento climatico e proteggere il nostro pianeta. È un impegno che richiede lo sforzo di tutti noi, individui, comunità, governi e organismi internazionali. Le sfide sono enormi, ma lo sono anche le opportunità che la natura ci offre.

    Di Elena Fraccaro18 maggio 2023
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