A tu per tu con le falene: gli impollinatori della notte
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    A tu per tu con le falene: gli impollinatori della notte

    Spesso associate ad eventi nefasti e meno apprezzate delle loro “cugine” farfalle, ma in realtà le falene sono un mondo ricco di biodiversità. Anche loro sono importantissimi insetti impollinatori, così come le più note api, e permettono l’impollinazione notturna di moltissime piante

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    17/10/2023Di Elena Fraccaro
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    Il quarto ordine di insetti più numeroso

    Quando pensiamo alle falene, spesso ci immaginiamo un insetto “peloso” che si aggira nella notte e ci fa sussultare quando entra all’improvviso all’interno della nostra casa, attratto dalla luce. Insomma, questi insetti non hanno mai goduto di una buona fama tra noi umani, al contrario delle loro parenti più prossime, le farfalle. Falene e farfalle non sono però così diverse come sembrano: entrambe appartengono all’ordine Lepidoptera, una parola composta che deriva dal greco “lepidos” scaglia e “pteron”ala e che descrive perfettamente la loro principale caratteristica, cioè quella di avere le ali ricoperte di scaglie. Avete presente quella che viene chiamata “polverina” e che ci rimane sulle dita se tocchiamo le ali di questi insetti? In realtà non sono altro che le scaglie delle ali. In generale, maneggiare le ali dei lepidotteri è fortemente sconsigliato, perché in questo modo rischiamo di provocare dei danni a questi insetti, che potranno poi avere problemi a volare.

    lepitoptera

    Chi sono veramente le falene

    Anche se molto meno conosciute, le falene costituiscono circa il 90% dell’ordine dei Lepidotteri, ma dare una definizione precisa di cosa sia una falena è più difficile di quanto si creda. In biologia, si possono definire falene tutti quei lepidotteri che non appartengono alla superfamiglia chiamata Papilionidaea, di cui invece fanno parte le farfalle. All’interno di questo vastissimo gruppo di insetti, troviamo un’enorme diversità che si traduce in falene con forme, dimensioni, colori più svariati e con abitudini alimentari ed ecologiche tra le più diversificate del mondo animale.

    definizione falene
    3Bee

    Trova le differenze: farfalla o falena?

    Farfalle e falene hanno in comune moltissime caratteristiche. Essendo entrambi insetti, condividono in primis tutti i caratteri tipici di questo gruppo di Artropodi: sei zampe, corpo suddiviso in capo, torace e addome e la presenza di uno scheletro esterno chiamato esoscheletro. Riuscire, quindi, a capire se ci troviamo di fronte ad una farfalla o ad una falena non è molto semplice. Sfatiamo subito il mito che le falene volano solo di notte, perché in realtà alcune specie le troviamo anche in orario diurno. Anche il pensiero che le falene siano sempre di colore scuro è una falsa credenza, perchè in realtà si possono trovare molte specie con colori accesi e sgargianti. L’unica differenza che ci permettere di distinguere una falena da una farfalla è la forma delle antenne. Infatti, le farfalle hanno delle antenne definite “clavate”, cioè che presentano un piccolo rigonfiamento all’apice, mentre le falene hanno le antenne di moltissime forme diverse, ma non clavate.

    differenze antenne

    Come nasce una falena

    I Lepidotteri, quindi anche delle falene, sono detti olometaboli o a metamorfosi completa. Questi termini indicano un ciclo vitale in cui l’animale subisce drastici cambiamenti morfologici nel passaggio tra i diversi stadi. Il ciclo vitale di una falena è molto simile a quello di una farfalla. Tutto inizia con la deposizione delle uova su una pianta, detta pianta nutrice. Dalle uova schiuse usciranno le larve, o bruchi, che si ciberanno della pianta. Il compito del bruco è principalmente quello di mangiare e accrescersi a più non posso! Per farlo però deve fare diverse mute, che permettono al bruco di cambiare il suo esoscheletro e crescere. Al termine di queste mute, il bruco diventerà pupa o crisalide, uno stadio totalmente quiescente da cui, con le condizioni ambientali adeguate, fuoriuscirà la falena adulta.

    video cover
    3Bee

    Le falene come impollinatori

    Forse non tutti sanno che anche le falene, così come farfalle e le più conosciute api, sono insetti impollinatori. Visitando i fiori per trovare il nettare, di cui si nutrono, raccolgono il polline grazie all’elevato numero di setole presenti sul loro corpo, trasportandolo così da una pianta all’altra e permettendo la riproduzione di molti organismi vegetali. Il ruolo dell’impollinatore è un compito davvero molto importante; il 90% delle piante da fiore selvatiche dipende proprio dall’impollinazione veicolata dagli animali, tra cui anche le falene.

    impollinatori

    La perdita di biodiversità

    Per molti anni le falene sono state poco studiate, un po’ anche a causa della difficoltà nel monitorarle, viste le loro abitudine prevalentemente notturne. Non sono quindi disponibili molti dati sullo stato di conservazione delle varie specie di falene, ma purtroppo possiamo dire che, come gli altri insetti impollinatori, anche loro stanno subendo un forte declino. Recenti studi condotti in Inghilterra hanno visto come le falene abbiano subito un declino del 31% negli ultimi 47 anni. I Lepidotteri contribuiscono per il 10% all’impollinazione e da anni sono fortemente minacciati soprattutto dalla perdita di habitat e dall’uso dei pesticidi. Le falene, inoltre, subiscono anche gli effetti dell’inquinamento luminoso che causa loro disorientamento nel volo, rischiando di portarle alla morte. Per contrastare la perdita di biodiversità scende in campo anche 3Bee, con la creazione delle Oasi della Biodiversità.

    declino impollinatori

    Produrre suoni per difendersi dai predatori

    Le falene, così come molti altri insetti, sono visti come gustosi pasti per molti altri animali che se ne cibano. I primi predatori delle falene sono certamente i pipistrelli, che sfruttano la loro capacità di emettere suoni per localizzare le loro prede, anche in assenza di luce. Ma come sempre succede in natura, c’è una corsa continua a evolvere gli adattamenti migliori per sopravvivere. È così che le falene della sottofamiglia Arctiinae hanno sviluppato la capacità di emettere dei suoni che possono avere una duplice funzione: quella di mimare i suoni emessi da specie tossiche per i predatori oppure suoni che interferiscono con quelli emessi dai pipistrelli, in modo da “nascondersi” e non essere predate.

    Macroglossum stellatarum, la falena colibrì

    Conosciamo tutti i coloratissimi colibrì che si avvicinano ai fiori per cercare il nettare. Ahimè però, questi uccelli sono presenti in natura solamente nel continente americano, ma in Italia e in Europa possiamo trovare un animale che in un certo senso li ricorda. Si tratta del Macroglossum stellatarum, detto comunemente “falena Colibrì”, chiamata così per la sua capacità di compiere il volo stazionario. Questa falena della famiglia degli Sphingidae è in grado di sbattere le sue ali molto velocemente (anche fino a 200 volte al secondo) e grazie alla presenza di un piccolo ciuffo di setole nella parte terminale dell’addome, riesce a stabilizzare il suo corpo dando così l’impressione di librarsi in volo proprio come i colibrì. La si può scorgere facilmente durante le ore diurne, anche in aree più urbanizzate, mentre srotola la sua spiritromba che utilizza per succhiare il nettare dai fiori.

    macroglossum stellatarum

    La selezione naturale in atto: il caso dei Biston betularia

    La specie Biston betularia, detta falena delle betulle, è un esempio di come agisce la selezione naturale. In natura, questa falena si può presentare con due forme, una chiara e una scura - detta forma melanica. Normalmente, posandosi spesso sui tronchi delle betulle, la forma più chiara di questa falena si mimetizza meglio con la corteccia di questi alberi, riuscendo quindi a sfuggire più facilmente ai predatori rispetto alla forma melanica. Un fenomeno però molto interessante successe in Inghilterra durante la Rivoluzione Industriale, quando a causa dei forti fumi rilasciati dalla combustione del carbone i tronchi delle betulle si annerirono. Fu così che in questo nuovo ambiente modificato dall’uomo, le forme scure sopravvivevano più facilmente di quelle chiare perché riuscivano a mimetizzarsi meglio sui tronchi più scuri, diventando così più numerose rispetto alla forma chiara della stessa specie.

    Biston betularia

    La storia della seta

    La storia del baco da seta è ricca di leggende e si pensa che l’utilizzo di questo insetto per la produzione della seta risalga a più di 5.500 anni fa, quando per la prima volta in Cina si cominciò ad allevare il Bombyx mori. Il B. mori è una falena della famiglia Bombycidae ed uno dei pochi casi di domesticazione di un insetto. Infatti, questa falena non è altro che la variante domestica di Bombyx mandarina, presente normalmente in natura. Come ogni specie domestica, anche il baco da seta è stato frutto della selezione artificiale operata dall’uomo che, nel corso dei secoli, ha selezionato gli individui della specie che presentavano caratteristiche più utili – in questo caso individui che producevano più seta – facendoli riprodurre. Nasce così una specie nuova, domestica, che presenta caratteristiche diverse dalla specie dalla quale è stata selezionata – ad esempio il B. mori ha dimensioni maggiori e non è in grado di volare.

    baco da seta

    Difendiamo gli impollinatori, come le falene

    Sentiamo spesso dire che le api sono in pericolo, ma non solo loro. Infatti, tutti gli insetti impollinatori sono in costante declino. Le cause sono molteplici e purtroppo dietro a questa perdita di biodiversità c’è spesso l’uomo che, con l’agricoltura intensiva, pesticidi e l’abbandono di habitat, contribuisce a questa tendenza negativa. Ben il 75% delle colture dipende dall’impollinazione veicolata dagli animali e tra questi il 99,6% è costituito solamente da insetti, tra cui anche le falene, che contribuiscono all’impollinazione di piante i cui fiori si aprono nelle ore notturne. Salvaguardare gli insetti impollinatori non significa solamente contrastare la perdita di biodiversità, ma anche contribuire al benessere dell’uomo. Anche 3Bee contribuisce alla salvaguardia degli impollinatori grazie alle Oasi della Biodiversità: habitat urbani e agroforestali di biodiversità, luoghi dall'impatto tracciabile grazie alla tecnologia.



    Articolo curato da Marta Depetris

    17/10/2023Di Elena Fraccaro
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